Thursday, December 4, 2008

Profiteroles cerca il suo grassone

Forse perché le cose, le vediamo così diversamente e viviamo anche le emozioni in due diversi livelli.
Io, come ha detto quel stronzo altroieri, sono molto esplosiva. Per me, se succede qualcosa che mi supera il limite del normale emozione - poi negativa o positiva, è uguale -, mi viene così tanta energia in sangue che non riesco a non viverla. Se metto le mani su questa fonte di energia, l'abbandono, la strozzo. Per me, sentire l'amore di nuovo, come l'ho sentito, quando avevo 15 anni, è come ringiovanirmi. E non posso e neanche voglio separare quest'emozione dal soggetto che me la fa sentire.

Io sento gratitudine, molta piacere e sento una voglia infinita di pensare sempre sempre sempre a questo soggetto. Solo che mentre a 15anni non avevo bisogno del soggetto stesso per stare bene, ora, a 33 non ce lo faccio più a stare contenta e felice senza stare anche fisicamente con lui. Mi sento abbandonata. Non credo che sia un segno, del che io non sia capace di stare da sola. O che non mi sento bene da sola. Credo che io sono così innamorata che veramente non vedo l'ora di stare con il mio soggettino. Non riesco a fermarmi neanche di pensarci. E che poi me ne rendo conto, certo che sono due palle da sopportare, che sono una persona così innamorata, è magari sono troppo.

Ecco, sono troppo, come il profiteroles. Un morso e poi ti viene il vomito del tutto il cioccolato dentro e fuori che esce dalla tua bocca e scende accanto delle labbra. E infatti, per questo serve un goloso per goderselo. Ci vuole un grassone, non uno che guarda i suoi chili. Dico, se mi considero un profiteroles, allora cerco il mio grassone goditore che mi strappa in morsi e ne vuole ancora. Di me. Sempre di più.